Dopo le elezioni purtroppo il cammino intrapreso insieme si è interrotto, ma i problemi sono rimasti gli stessi e le proposte, sostanzialmente, non possono che essere le medesime.
Propongo qui un documento che racchiude, oltre alle sollecitazioni emerse grazie al lavoro dei gruppi, mie riflessioni e mie proposte, tuttora sostanzialmente valide.
Verso i gruppi di lavoro
Alcuni spunti
Alcuni spunti
Modello di Welfare (principi, valori, etica, persone, sussidiarietà)Vari sono i punti di vista che vanno emergendo su un nuovo modello di Welfare in questo ultimo periodo, sollecitati dalla grave crisi economica che ha colpito il mondo intero, oltre che dall'esperienza che è venuta maturando in questi ultimi trent'anni in tema di sussidiarietà.
Crediamo che una riflessione su questo tema debba ricondurre ad una più vasta riconsiderazione del modello di sviluppo sin qui perseguito anche dal nostro Paese: il welfare, infatti, è la cartina di tornasole che consente di valutare il grado di civiltà raggiunto da una nazione nella protezione delle fasce più deboli della popolazione e dalla sua capacità di garantire a tutti cittadini i diritti fondamentali dell'uomo. Il suo "ammodernamento", a causa delle ingenti risorse assorbite, è indissolubilmente legato ad un "sistema" dal quale non si può prescindere e sul quale è urgente una riflessione globale.
Per tali motivi intendiamo considerare la crisi in atto come una opportunità per formulare un modello di sviluppo nuovo e non come un incidente di percorso, che purtroppo molti sperano di superare in fretta per tornare allo status quo ante.
Volontariato e Terzo Settore dovrebbero portare l'attenzione su un "nuovo" concetto di impresa e lavoro da applicare per affrontare, assieme a quelle "antiche" (mai superate), le povertà nuove, emergenti e rese più visibili dalla crisi economica mondiale. Questa ha portato alla luce le profonde disfunzionalità causate dai meccanismi che regolano la produzione e la ricerca della soddisfazione di interessi individuali a scapito di quelli globali (ad esempio: interi settori economici, finanziari e culturali che prosperano per curare i danni che altri procurano, in un perverso circuito di incremento quantitativo degli scambi commerciali, che una nuova economia etica non potrà mai più considerare come positivo).
1. Il fine principale di un'impresa non può più essere soltanto quello di produrre utili, ma quello di fabbricare beni e servizi per soddisfare bisogni e richieste. È ora di evolvere, passando dal concetto di PROFITTO (al minimo costo per sé e, spesso, con costi insostenibili per l'ambiente) a quello di UTILITÀ (profitto per sé, soddisfazione di requisiti etici, utilità sociale del bene prodotto, la cui destinazione è prevista per l'utilizzo anziché per il consumo).
2. Già sono in corso alcuni accenni di costituzione di "carte di servizi" o "carte etiche" da parte di imprese e fondazioni bancarie: ci si deve impegnare affinché ciò rappresenti l'inizio di un ripensamento profondo del proprio modo di stare sul mercato, anziché una pura operazione di maquillage, volta a soddisfare solo l'apparenza di essere in sintonia con le nuove sensibilità emergenti.
3. Le imprese debbono compiere un salto etico indispensabile, non solo per l'ecologia e la sostenibilità dell'intero sistema, ma anche per garantirsi il perdurare della condizioni favorevoli alla propria sopravvivenza nel futuro: mettere in atto strategie che mirino ad un solido per durare nel tempo, anziché dedicarsi, senza lungimiranza, alla massimizzazione degli utili e alla minimizzazione dei tempi (con un atteggiamento predatorio nei confronti del mercato simile a quello che devasta l'ecosostenibilità del sistema con interventi di ottusa devastazione delle risorse di un territorio).
4. Lavoro: non deve essere visto come una delle materie prime che concorrono alla formazione di un oggetto o un servizio, ma come qualcosa che davvero è capace di garantirne il migliore utilizzo. Non bisogna più intenderlo soltanto come un "diritto" ad una qualsivoglia remunerazione, ma come qualcosa che arricchisce e dà senso alla vita di chi lo svolge e nella misura in cui lo svolge al meglio: non è importante perché contribuisce al mantenimento del lavoratore, ma perché produce effetti socialmente utili. Il lavoro è un "dovere sociale".
5. A quel passo in avanti che viene richiesto al mondo delle imprese, della finanza e, per certi aspetti, delle istituzioni, deve corrispondere un passo indietro rispetto a certe modalità con le quali si è sviluppato il Volontariato e il Terzo Settore. Anche qui è di nuovo imperante la legge del più forte, dove grandi organizzazioni e i loro interessi rischiano di porre in secondo piano quelle piccole e dove, sotto un'apparente correttezza formale, si lotta e ci si divide il territorio in sfere di influenza come certe aziende.
6. Anche per il Volontariato e il Terzo Settore non è più il tempo degli imperi, delle grandi strutture caratterizzate da elefantiasi burocratica e amministrativa, difficili da controllare effettivamente e spesso distaccate dalla realtà economica, sociale e culturale nella quale si trovano ad operare. La cultura capitalista che ha originato le multinazionali è tipica di un sistema reso fragile proprio dal gigantismo degli elementi di cui è composto: basta un crollo, una falla nel sistema e si hanno effetti devastanti sull'intero pianeta o interi Stati (bond argentini o crack della Parmalat tanto per fare qualche esempio...).
Un nuovo modello di sviluppo tende a praticare nuove modalità organizzative, affrancandosi dal bisogno di approntare "grandi eserciti" e riscoprire i grandi vantaggi di una rete di piccoli gruppi autonomi, come insegnano tutte le guerre di liberazione di popolo nei confronti degli eserciti oppressori. È questo che ci porta alla valorizzazione del concetto di rete.
Rete.Per primi i proponenti debbono fare ogni sforzo per uscire dalla logica monetaria con la quale vengono solitamente intese le risorse per individuarne di nuove, non sempre necessariamente "consumabili" ma articolate in modo da moltiplicarle. È necessario operare un salto culturale e metodologico, cominciando a insistere più puntigliosamente su una migliore dislocazione delle risorse, anziché chiedere maggiori risorse, atteggiamento forse più sbrigativo e adatto a tempi migliori di questi.
1. La rete comporta grandi vantaggi.
Il primo è dato dalla sua forza sistemica: sebbene formata da molti nodi che si intrecciano, non è la mancanza o la debolezza di un nodo a mettere in crisi l'intera struttura.
Il secondo è dato dalla necessità di dover disporre di risorse notevolmente inferiori per attivare i propri singoli "nodi" rispetto a quelle richieste per l'impianto di attività industriali gestita da grandi fabbriche centralizzate anziché da piccole aziende delocalizzate nel territorio.
2. La rete non deve essere intesa soltanto in senso orizzontale, ma anche in senso verticale, a collegare realtà diverse: enti pubblici, Terzo Settore, Volontariato (compreso quello "di frontiera"), protezione civile, piccole/medie imprese, fondazioni, scuola, cittadini. Ciò consentirebbe di realizzare momenti di "contaminazione", tra le varie realtà, fornendo l'occasione di una maggiore conoscenza e di una conseguente integrazione operativa, laddove possibile, ricca anche di importanti esiti formativi dal punto di vista etico (produzione di cultura viva nel corpo vivo della società) e metodologico. A parte l'eccezione, rappresentata da alcuni servizi socio-sanitari, che vede già collaborare Terzo Settore e Volontariato con ASL, enti ospedalieri e servizi assistenziali, occorre incentivare un virtuoso meccanismo di relazione operativa verticale tra settori che sono spesso rimasti completamente separati (rete VERTICALE), anziché immaginare e favorire quasi esclusivamente progetti di rete all'interno del mondo del privato sociale (rete ORIZZONTALE).
3. Punteggiare il territorio di iniziative collegate in rete significa, anche , affrontare in modo diverso i mai risolti problemi della MOBILITÀ e offrire la possibilità di intraprendere iniziative là dove utili, senza creare artificiali punti di eccellenza centralizzati e restando nel territorio di origine, vicino a dove c'è il bisogno e gran parte delle risorse idonee a soddisfarlo.
4. La rete, soprattutto, fornisce occasioni di travasi di risorse intersettoriali, riducendo sprechi ed inefficienze.
La valorizzazione dei prodotti locali, la distribuzione di merci a chilometri zero, la riscoperta di varietà orto-frutticole tradizionali, la fornitura di prodotti secondo l'andamento stagionale e tecniche di coltivazione affrancate il più possibile dalla chimica industriale, l'offerta di opportunità di impiego alle molte risorse sparse nelle zone non metropolitane, potrebbero essere stimolate da idonee iniziative da parte delle istituzioni, mettendo a disposizione terreni, strutture e/o fabbricati per la progettazione di iniziative articolate e multifunzionali.
Ovviamente tutto questo richiede una minor ossessione burocratica in termini di autorizzazioni sociosanitarie, problematiche fiscali, sindacali, o "diplomi" o attestati di qualsivoglia genere, che rischiano di soffocare qualunque iniziativa che, proprio nelle fasi iniziali, può contenere aspetti di carattere sperimentale non riconducibili alle fattispecie ordinariamente previste dalle norme in vigore.
[Penso, ad esempio, ad un punto di raccolta di prodotti del territorio e di una loro manipolazione artigianale, in un luogo di proprietà pubblica, dato in gestione a gruppi di giovani, integrati con iniziative "no-profit", dove vengono offerti prodotti fatti da disabili, o anziani, o con la loro partecipazione diretta alle attività necessarie, offrendo un'occasione diversa e capace di una vera inclusione sociale rispetto alle solite strutture dedicate (centri diurni) che, malgrado le intenzioni, sono esperienze di sostanziale parcheggio e con pochissime possibilità di integrazione vera.]
Sprechi, inefficienze, burocrazia. Riequilibrio degli investimenti e attenzione al territorio.Per quanto riguarda sprechi e inefficienze, ne potrebbe essere raccolta una adeguata casistica attingendo alle informazioni dirette possedute dalle organizzazioni partecipanti ai diversi gruppi di lavoro. Seguono alcuni esempi:
ASL Asti è necessario recarsi presso l'ufficio (di fronte all'ospedale) per essere autorizzati ad essere trasportati in ospedale da autoambulanza, ogni volta che se ne presenta la necessità;
ASL Asti anziana incontinente (per anzianità) deve essere trasportata ogni anno a visita di controllo per ottenere il rinnovo della fornitura di pannoloni e quant'altro...;
Ente Gestore Rivarolo l'USU ha deciso di con vac-terapia una piaga da decubito ma, quando i servizi territoriali hanno ritenuto di proporre terapie alternative (perché meno costose e ritenute comunque adeguate...), il paziente si è visto costretto a rientrare due volte alla settimana all'USU in day-hospital per le opportune medicazioni.
Vengono implementate strutture chirurgiche idonee alla cura di piaghe da decubito, immensamente più costose di quanto potrebbe essere la fornitura a tappeto, alle persone a rischio, di adeguati materassi anti decubito...
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Le associazioni partecipanti ai gruppi di lavoro sapranno arricchire, con la loro specificità e le loro competenze, i punti seguenti, che ambiscono a fornire alcuni spunti ed esempi, che non dovrebbero essere accolti individualmente, ma saputi integrare fra loro (là dove è possibile e utile) con il coraggio dell'innovazione e la convinzione che viene dall'essere congruenti con i propri principi, più che condizionati dall'ammontare dei propri guadagni.
1. Il diritto alla casa, a restare nel proprio ambiente e, possibilmente, con la propria famiglia, riguarda anche molte forme di disabilità e di non autosufficienza... ma restare a casa non deve rappresentare soltanto un risparmio di risorse rispetto al mantenimento in struttura, deve soprattutto comportare l'opportunità di mantenersi vivi nel senso pieno del termine, per quanto le condizioni soggettive lo rendano possibile.
2. Tutte le case di nuova costruzione dovrebbero essere energeticamente autosufficienti... (apertura di nuove possibilità produttive/lavorative o riconversione di esistenti) (sgravi fiscali, agevolazioni nei pagamenti dei materiali).
3. Dovrebbe essere incrementata la raccolta differenziata dei rifiuti, con particolare attenzione a quelli umidi, da riutilizzare come concimi e riducendo al massimo le necessità di ricorrere agli inceneritori, divoratori di energia e creatori di pericolose polveri tossiche...
4. Problema della casa e dell'abitare: non bisogna pensare solo alle grandi aree metropolitane. Il territorio extraurbano pullula di case da ristrutturare, luoghi da far tornare a nuova vita, terreni abbandonati o dedicati a colture semi-industriali, che potrebbero più utilmente ospitare orti, frutteti, piccoli allevamenti con i quali arricchire l'offerta di prodotti alimentari alle vicine zone più densamente popolate (vedi esempio precedente di rete verticale).
5. Momenti di trasmissione di saperi e/o corsi di riconversione professionale, utilizzando esperienze di anziani e altre competenze all'interno di progetti multidisciplinari (vedi esempio precedente di rete verticale).
6. Integrazione obbligatoria dei programmi scolastici con momenti di conoscenza, approfondimento, esperienze sul campo con il mondo del volontariato e del privato sociale (vedi esempio precedente di rete verticale).
7. Valorizzare, ai vari livelli, nel pubblico e nel privato e in qualunque momento, la capacità formativa della testimonianza pratica rispetto alla conoscenza teorica.
8. Molte agenzie formative tendono a creare dipendenza (acquisizione di clientela), più che a esportare abilità che gruppi e associazioni potrebbero poi praticare direttamente, con una importante crescita culturale e di autonomia (insegnare a pescare anziché fornire il pesce).
9. Incentivare il servizio civile (trasversale a tutte le esperienze): non è un modo di garantire (a costi irrisori) personale motivato a chi ne ha bisogno e che può, contestualmente, aumentarne la qualificazione?
10. Creare economie di scala e stimolare la circolazione di esperienze, organizzando, ad esempio, comuni percorsi di formazione al volontariato.
11. Non sottovalutare mai l'importanza della formazione alla relazione, anche per pubblici operatori, per migliorare e qualificare la formazione tecnica e professionale.
12. Prendere finalmente in considerazione l'opportunità di autorizzare i CSV affinché finanzino le spese di gestione dei gruppi di volontariato che non usufruiscono di prestazioni continuative la parte di personale dipendente (al fine di aiutare i piccoli gruppi e per non sostenere spese per stipendi).
13. Potrebbero essere offerte (ai medesimi gruppi di volontariato) sedi in cui le spese di gestione siano a carico dei Centri Servizi.
14. Altre ipotesi di rete verticale potrebbero coinvolgere forze del volontariato o del servizio civile, favorendone le iniziative destinate anche all'integrazione di persone che vengono da altre culture.
15. Potrebbe essere prevista la possibilità di utilizzare la capacità di molti lavoratori che vengono messi in cassa integrazione e che restano a casa senza far nulla. Questo stato comporta spesso conseguenze anche sullo stato di salute mentale delle persone: passare da una vita di lavoro a giornate vuote può aumentare il senso di frustrazione e di inutilità. Potrebbero essere utilizzate non soltanto le professionalità acquisite, ma anche una disponibilità più generica volta, ad esempio, a fornire autisti/accompagnatori/manutentori per persone anziane/non autosufficienti.
16. Fornire un'occasione di impegno sociale per detenuti o altre persone per le quali è in qualche modo previsto simile obbligo.
17. ...
18. ...
Le nostre richieste al mondo politico.Desideriamo porre l'attenzione su alcune criticità, ricordare problemi e avanzare proposte, senza alcun fine legato all'attualità della cronaca politica, ma con un'intenzione di più ampio respiro: sono le mutate condizioni storiche a imporre la crescita di una nuova consapevolezza che VUOLE andare ben al di là degli schieramenti politici o partitici ai quali ciascuno può dare singolarmente la propria libera e diversa preferenza.
Per tali motivi intendiamo illustrare le nostre proposte in tutte le sedi e con tutti gli interlocutori possibili, ma il primo destinatario non può che essere la Regione Piemonte nelle sue massime istituzioni. Il coinvolgimento dei poteri politici locali, nell'autonomia delle loro competenze di stimolo e di indirizzo, è di importanza cruciale affinché vengano meglio applicate le norme esistenti e ne vengano emanate di idonee a favorire la realizzazione di un quadro di riferimento generale.
L'etica e il principi che stanno alla base di questo nostro contributo, infatti, sono trasversali a tutte le forze politiche in campo e ci auguriamo possano venire accolti grazie a sensibilità personali, più che ai programmi di un singolo partito: un nuovo modello di sviluppo e un nuovo modello di welfare richiedono anche alla politica tutta di immaginare un modo diverso, rispetto al passato, per favorire, con direttive e linee guida adeguate, lo sviluppo di iniziative innovative, atte ad una più elastica distribuzione delle risorse, al recupero degli sprechi, alla maggiore efficienza ed efficacia nella fornitura di servizi ai cittadini, per un complessivo miglioramento della qualità della vita di tutti.
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