venerdì 4 marzo 2011

Referendum 2004

A proposito di referendum (2004)
Da un messaggio inviato alla lista VitaIndipendente@YahooGroups.com

Tutte le idee, le puntualizzazioni e qualche punzecchiatura che intercorrono sull'argomento referendum, mi hanno stimolato alcune riflessioni che mi piace condividere con voi, per contribuire anch'io alla discussione in corso, sperando di non essere troppo noioso.

Il dibattito è dello stesso genere di quello sull'aborto.
Alle considerazioni scientifiche, o presunte tali, si alternano quelle morali che, a loro volta, si incrociano e si scontrano con quelle etiche, politiche o religiose...
Non possono essere, però, le argomentazioni della logica a poter risolvere il problema: come sempre, la logica è figlia dei vissuti, delle sensazioni, delle intuizioni e, quando si tratta di temi così delicati, la tanto auspicata oggettività degli argomenti logico-scientifici diventa solo una tesi come tutte le altre...
E poiché non pare un problema risolvibile in tempi brevi, il modo migliore è quello di occuparsene in maniera democratica, lasciando che la maggioranza si imponga alla minoranza con la legge del più forte (come sancito dalla Costituzione), ma non con quella della ragione.
Dal momento che si arriverà presto alla resa dei conti referendaria, è allora importante aumentare i consensi alle tesi che si sostengono, per battere gli avversari con la forza dei numeri, visto che non ci si riesce con quella delle idee.
Tanto per cambiare, non ci mettiamo nella condizione di meglio riflettere e approfondire e cercare, ma in quella di trovare proseliti e alleati. Così, tutti quelli come me, che non hanno le idee chiare e vorrebbero capire meglio e sono pieni di domande, si trovano bombardati da risposte non esaurienti e da certezze con i piedi di argilla...
Costringere continuamente a scegliere è il modo migliore per semplificare una realtà che è sempre troppo complicata per i nostri gusti. Così facciamo intervenire meccanismi già visti all'opera in altre circostanze: pace e guerra, centro-destra e centro-sinistra, sì e no...
Sì, viviamo in un mondo dissociato, come noi siamo dissociati, ciascuno a proprio modo, tra l'etica e la convenienza, tra i principi e l'interesse, tra ciò che riguarda "me" e ciò che concerne gli "altri".
E per questo motivo che poi tendiamo all'estrema banalizzazione delle scelte...
Non c'è spazio per il dubbio, per le posizioni articolate, per la ricerca di scelte che tengano conto di tutte le legittime e diverse esigenze che ciascuno porta con sé.

Sì, coraggio, andiamo alla conta come una volta si andava alla guerra; lasciamo che i numeri scelgano, come un moderno "giudizio di Dio", da che parte sta la virtù, la verità, la vita, democraticamente elette...
Per qualche giorno parleremo di referendum, anziché di calcio, o di "veline": un modo come un altro per trovare alleati, per pensare che il mondo va male perché ci sono troppi imbecilli che non la pensano come noi....
Intanto continuiamo a goderci questa "civiltà" della quale facciamo parte e che alimentiamo con la nostra stessa vita, inesorabilmente, con tutte le sue (e le nostre) contraddizioni:
§           accettiamo che la medicina provveda, in modo del tutto innaturale, a far "nascere" embrioni per consentire maternità altrimenti negate, ma non vogliamo utilizzarne gli "avanzi";
§           siamo tutti ecologicamente convinti della bontà del riciclaggio, ma gridiamo allo scandalo se i cinesi utilizzano per la ricerca le cellule di alcuni dei milioni di feti abortiti nel loro Paese (da noi cosa ne fanno?)...
§           una potenzialità è una promessa, ma basta osservare la natura per vedere come la morte interrompe continuamente 1000 promesse di vita... e, anche nel corpo delle femmine umane, quante potenzialità vengono negate per i più diversi e "naturali” motivi?
§           quanto è innaturale e quasi blasfemo, in certe circostanze, accanirsi a salvare una vita?
§           quante volte, soprattutto, ciascuno di noi non è stato congruente con se stesso, la propria morale, i propri valori? E non ci siamo perdonati ogni volta, trovando ogni volta la scusa giusta per non farci sentire troppo in colpa? Perché stupirsi se questi meccanismi si riproducono anche a livello sociale?


Soprattutto, purtroppo, viviamo in un mondo dove tutti ci stressano continuamente sulla nostra responsabilità per l'impazzimento del clima piuttosto che per le stragi in Africa e ci sentiamo dei banditi se tiriamo due volte lo sciacquone in bagno, mentre sconvolgiamo il mondo espandendo la nostra cultura e il nostro modo di vivere in nome nella fornitura di aiuti umanitari...

Sono troppo "fatalista" per sperare di ottenere benefici, più o meno diretti, dal miglioramento della legge che, peraltro, disciplina una materia che è lontana anni luce dal mio personale modo di concepire la vita, e trovo singolare voler sancire per legge la libertà dell'uomo a compiere qualunque azione. Sotto un certo punto di vista, infatti, costituzioni, leggi, polizia, non possono impedire sostanzialmente nulla: anche se consentiti dall'usanza e dalle norme, moltissima gente non si compra intrugli chimici per dimagrire, e la gran parte dei mariti non evita di uccidere la moglie perché è proibito dalla legge, mentre qualcuno lo fa, senza pensare in quel momento alle conseguenze.
Così come ci sono persone che continueranno a rubare, a uccidere, o a organizzare massacri in nome della giustizia, ci saranno sempre i dottor Frankenstein e i San Francesco. L'etica non si impone per legge a nessuno, questa serve solo a purgare la propria coscienza e a consentire l'incremento dello sport nazionale: rompere le palle alla gente.
Il mondo non sarà mai al sicuro, finché ciascuno non cercherà di fare in modo, in piena onestà e sincerità, che la propria legge corrisponda a quella della gratuità, senza avanzare pretese sulla vita degli altri.

Voterò quattro Sì, turandomi il naso, vergognandomene un po', consentendo così, a chiunque, di potersi muovere seguendo la propria coscienza, qualunque essa sia, e di fabbricare da sé il proprio destino, qualunque esso sia.

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