Senza filosofeggiare sul significato dei termini "giustizia", "regole", "legalità", "leggi" e chi più ne ha più ne metta, permettetemi due semplici considerazioni, da non addetto ai lavori, tema che sta monopolizzando in questi giorni il dibattito politico.
Segue, in calce, una "Nota di Metodo", buona in generale, ben oltre l'argomento trattato.
Segue, in calce, una "Nota di Metodo", buona in generale, ben oltre l'argomento trattato.
Per prima cosa non mi sembra una vera riforma della giustizia, quanto una serie di aggiustamenti rivolti soprattutto alla giustizia penale (della civile non parla nessuno?) e alla struttura organizzativa dell'apparato a ciò dedicato.
Nel merito, sono perfettamente d'accordo sulla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante: mi sembra un modo corretto per stabilire, anche normativamente, l'imparziale terzietà del giudicante, rispetto alle funzioni tipiche dell'accusa e della difesa.
Credo però che si sarebbe potuto incidere molto più profondamente sui tempi e i costi dei procedimenti mettendo mano alle norme che disciplinano i diversi gradi di giudizio, riducendo drasticamente le possibilità di accedere ai gradi successivi.
In altri Paesi esistono sistemi che puniscono severamente chi adisce ad un giudice di grado superiore solo strumentalmente e non perché si sono verificati effettivi errori nel primo grado o perché sono emersi fatti nuovi e determinanti. Da noi invece la possibilità di ricorso è divenuta certezza, tanto da allungare di lustri l'attesa per l'esito finale di un procedimento, con buona pace della giustizia che, per essere efficace, deve essere rapida. E la rapidità non sta soltanto nel numero delle udienze e dei gradi, ma anche nel numero dei processi aperti (ogni trasgressione rischia di moltiplicare per tre l'aggravio di lavoro conseguente).
Un altro provvedimento che sarebbe salutato come vera opera di riforma della giustizia sarebbe quello di garantire, oltre alla rapidità del giudizio, la certezza della pena, eliminandone l'attuale aleatorietà. Siamo infatti in presenza di una legislazione che viene ad essere sostanzialmente premiale nei confronti di chi delinque, in forza di una (puramente teorica) speranza di riabilitazione.
Sappiamo bene che le galere sono piene, oltre che di casuali poveracci, di professionisti del delinquere che troppo spesso riescono a tornare in libertà senza aver pagato il loro debito e, soprattutto, tornando a fare quello che facevano quando sono stati arrestati (nel senso di fermati).
E sappiamo anche che sono puniti troppo duramente i delitti contro le proprietà personali e troppo poco quelli contro le proprietà pubbliche.
Qualche grammo di droga in più e ti sbattono dentro per mesi interi (soprattutto se sei senza fissa dimora)…
Qualche migliaia (centinaia? milioni?) di euro sprecati in opere pubbliche mai condotte a termine, oppure bruciati in favori, intrallazzi e tangenti, e di corsa ti trasferiscono agli arresti domiciliari, in attesa di una pena che è raramente proporzionata all'effettivo danno subito dalla collettività.
So bene che le responsabilità "amministrative" dei politici non esistono, perché a loro sono riservate soltanto responsabilità "politiche", che vengono punite o premiate esclusivamente dal corpo elettorale, ma sarà il caso di trovare qualche sistema che renda meno "irresponsabili" gli amministratori inetti, oltre che quelli corrotti?
Piccola nota di metodo: per stile personale, nei dibattiti preferisco aggiungere cose mie, piuttosto che togliere quelle degli altri… Finché potrò, pertanto, cercherò di astenermi dal valutare ciò che fanno quelli che la pensano in modo diverso da me: da troppi anni la politica si è condannata a parlare bene o male di questo o di quello e il risultato è sotto gli occhi di tutti: il dibattito politico che l'assemblea dei rappresentanti del popolo dovrebbe sviluppare all'atto della formulazione delle leggi è diventato tifo da stadio dove io vinco solo se l'altro perde e viceversa.
Tutti abbiamo visto come, a partire dalla classe politica, negli ultimi 15 anni il dibattito, anche tra la gente per strada, è stato sempre in favore di… o contro di…
Cerco di farmi un punto di merito non nominando mai la persona oggetto del contendere, proprio perché si discute di persone e non di idee. E delle persone di solito non parlo (se non nel cazzeggio tra amici), ma preferisco parlare loro.
E poi non voglio cadere anch'io nella stessa trappola in cui sono caduti in troppi!
Nessun commento:
Posta un commento